lunedì 11 maggio 2009

"Essere donna nella danza della vita"



Villa S. Donà delle Rose - S. Stefano di Zimella - Verona
18 aprile 2009

Chi sono dunque le donne oggi? Sono coloro che si sono emancipate, combattendo battaglie politiche e ideologiche? Sono coloro che cercano con fatica di trovare un loro posto, di affermarsi nella società e nel mondo? O sono coloro che ancora una volta vogliono compiere uno sforzo per andare in profondità?
All’origine dei tempi, nell’età dell’oro, secondo diversi testi sacri gli uomini e le donne fruivano direttamente del divino, nel passaggio all’età d’argento al femminile viene consegnato il testimone al fine di garantire ancora il collegamento con il divino…danzare la vita per la donna era diventare ponte tra cielo e terra…
Proprio la danza era un momento fondamentale nella sacralità della giornata e dell’avvicendarsi delle stagioni…danze in cerchio in cui le donne condividevano profondamente l’armonia, la bellezza, l’appartenenza ad una stessa essenza aprendosi al respiro del divino…nel movimento sinuoso dei loro corpi, l’entusiasmo per la vita, nel suo originario significato: en (avere dentro) theos ( di Dio ) iasmos ( soffio ), cioè “avere dentro il soffio divino”.
Tutte le danze in cerchio, in virtù della forma che disegnano nello spazio, ci conducono a vivere e sono di per sé mandala. Esse presuppongono però una centratura, che non deve andare smarrita durante l’esecuzione ( e pertanto occorre essere ben ancorati al proprio centro). Nella danza è possibile imparare a stabilizzare un centro instabile o rintracciarlo là dove era perduto. “Danzare attraverso la vita” e “vivere la vita come una danza” sono formule che esprimono tale consapevolezza. Chi non ha trovato il proprio centro non potrà danzare attraverso la vita (i dervisci danzanti ne sono un chiaro esempio).

Ma continuiamo a vedere cosa è successo alla figura della donna nella storia.
Con l’avvento dell’elemento maschile guerriero si passa ad un’era in cui l’essenza della donna viene a frammentarsi….si passa al dominio del mentale, del razionale, del maschile.
Nelle civiltà greco e romana la donna non riesce più a mostrarsi nella totalità della sua essenza, le vengono via via conferiti ruoli entro i quali sviluppare alcune peculiarità:

Nel Medioevo ancora troviamo questa scissione la donna madre, la donna cortigiana, la monaca…
Tuttavia proprio in periodo di così grandi e profondi sconvolgimenti politici, filosofici e culturali, ritroviamo Santa Ildegarda, monaca forte ed innovativa.
In lei emerge lo spirito battagliero della donna: riesce dopo molte vicissitudini a fondare due abbazie, sarà capace di tener testa a Federico Barbarossa e a farsi garantire la protezione per i suoi conventi.
Conoscere per Santa Ildegarda vuol dire “vedere, sentire”, l’atto conoscitivo avviene attraverso immagini e suoni, da qui l’importanza che diede nel coltivare le miniature, veri e propri mandala in cui il contenuto è trasmesso attraverso la dinamicità dell’immagine e poi la musica, perché anche la musica era un riflesso terreno che tuttavia conservava qualcosa della sua origine divina .
Ildegarda accetta responsabilmente e pone in opera la sua essenza creativa femminile e attraverso immagini e suoni riconduce l’anima a Dio usando come mezzo un corpo, che non viene mai denigrato dalla santa in accordo con quanto San Paolo stesso diceva : il corpo è il tempio dell’anima.
Durante i secoli successivi, in particolare nel ‘600, la donna non solo è ai margini ma viene demonizzata per le sue capacità di guaritrice, di osservatrice dei fenomeni, di interprete di una realtà non sempre “manifesta”: diventa la strega, colei che inganna e ammalia, attirando l’uomo con le sue arti demoniache, diventa colei da perseguitare, da condannare, da bruciare.

Ed oggi quale parte vogliamo vivere noi donne di questa epoca così inquieta e inquietante? Per essere accettate ci prestiamo al gioco perverso di una società malata, sia che diventiamo un manichino di bellezza o di commercio, sia che cerchiamo di imitare il potere maschile, sia che veniamo utilizzate come strumento di servizio, è la stessa cosa in ogni caso accettiamo di perdere la nostra regalità, la nostra Deità, ci sottraiamo al compito che la vita ci ha donato….. generare la vita, non solo biologicamente ma nel suo senso più ampio! Per paura o per pigrizia rinneghiamo il nostro potere!
Ebbene noi siamo donne che vogliamo osare. Abbiamo scelto di aprirci alla nostra vera essenza e di far risvegliare dal lungo letargo il nostro spirito femminile.

“Nel contesto del nostro mondo occidentale, caratterizzato da demotivazioni e stanchezze – afferma il cardinale Martini - … che cosa può dare un colpo d’ala, un cambiamento di marcia, un orizzonte di gioia e di speranza? Non basta esplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure per la nostra epoca disincantata parlare di giustizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche….Bisogna irradiare la bellezza di ciò che è vero e giusto nella vita, perché solo questa bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio”. La bellezza, infatti, come sostiene Giovanni Paolo II: “è il richiamo al trascendente. E’ invito a gustare la vita e a sognare il futuro.”
Alla donna viene consegnato il compito di accogliere e ricondurre al cuore. Oggi non possiamo più nasconderci o perderci nelle idiozie del mondo, non possiamo più rifiutare questo compito se vogliamo finalmente sentire la vita scorrere nelle nostre vene.
Uomo e donna sono profondamente diversi nel corpo, nella mente e nello spirito. Essi colgono la realtà attraverso i sensi che sono però sintonizzati a frequenze diverse in base alla loro natura; di conseguenza vedono il mondo da prospettive differenti. L’uomo si interessa di più della forma delle cose, al loro aspetto esteriore mentre la donna ne vede la profondità, si interessa alla loro bellezza, a tutte le loro sfumature. Alla donna dunque il compito di guidare all’amore solo così può ritrovare la sua essenza di luce, solo così genera la vita per cui è stata creata.
Sia la danza che l’arte ci riconducono alla Sacralità dell’essere. Entrare nella creatività, vuol dire avere una prospettiva per vivere la vita che trascende la mente e parte dal cuore…

7 commenti:

  1. Sentirsi donna non vuol dire fare uso e abuso di se per apparire, per dire io ci sono. Purtroppo è questo che le donne di oggi credono.
    Dobbiamo invece appropriarci del nostro ruolo non gioia e umanità nel pieno rispetto di noi stesse e deglie altri....solo così possiamo cantare al mondo la giaia di vivere. Baci

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  2. L' attitudine a donare e'insita nella donna....putroppo per motivi storici ed evolutivi "IL DONARSI" si e' trasformato in servilismo o in reazione a questo ribellione,chiusura.

    Come riuscire a ritrovarsi nel "dare" all' interno della relazione: inteso come strumento per la propria espensione,senza cadere nell' inutile servilismo o spersonalizzazione?

    Io non lo so'...se mi volete dare il vostro parere al riguardo ne sarei felice.

    p.s.sono graditi anche quelli maschili.

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  3. E anche quelli della Maria teresa.

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  4. Bella domanda...anche perchè momentaneamente impegnati come siamo a non farci sopraffare dal nostro io, parlare di relazione e quindi di coppia è ancora più complicato perchè racchide un passaggio ulteriore: il donare disinteressato. Dico questo perchè, dal mio punto di vista, cadere nel servilismo o all'opposto, essere la parte "dominante" racchiude le due faccie della stessa medaglia. Il problema credo stia sempre nel mettere il proprio ego davanti all'altro; questo non vuol dire essere materialmente egoisti ma soddisfare i desideri e mettere a tacere quei meccanismi di cui il mio "io" si nutre...se ho paura della solitudine faccio in modo di non essere abbandonata e cosa c'è di meglio se non "mettersi a disposizione" dell'altra persona a farla sentire sicura di condurre i "giochi" a suo piacimento?...la sua autostima aumenta, il suo io diventa bello pacioso e il mio riposa nella sicurezza che, assecondando, non rimarrò mai sola. A che prezzo però? Molte donne, per questo o altri meccanismi, finiscono per annullarsi, per non fiorire mai...il difficile perchè la coppia sia una vera coppia e quindi la relazione, una vera relazione è che a condividere questa ricerca siano entrambe le persone...io posso ricercare con tutte le mie forze di liberarmi da tutto ciò che mi impedisce di vivere e vivermi ma se dall'altra parte c'è una persona che non condivide tutto ciò come si può parlare di reciprocità, confronto e amore come DONO e non come BISOGNO?
    Detto così può sembrare un circolo vizioso senza vie d'uscita ma c'è la possibilità di invertire la rotta.
    So con certezza che le donne racchiudono una grandissima forza...allora iniziamo noi ad imparare ad amare, poi con umiltà e senza presunzione lo insegneremo anche agli uomini...in questo modo adempiremo al nostro compito più bello...dare la vita.

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  5. Essere Donne è un dono di Dio, dentro abbiamo un grande potere, potere che se rivolto verso il bene, crea-costruisce, ma se lo si rivolge verso la parte oscura di noi stesse, distrugge, anche le cose o persone a noi più care... Se ci lasciamo continuamente influenzare dal nostro Ego sentendo sempre quella vocina che dice: IO VOGLIO, non riusciremo mai a dare, perdiamo di vista chi ci sta vicino. In questi giorni pensavo che uno dei modi migliori per imparare a DARE è l'empatia, sentire veramente ciò che l'altro prova, certo forse non è così spontaneo, almeno per me, ma sono convinta che un continuo provare e riprovare, possa modificarci se lo vogliamo...
    Sento a volte dentro di me una grande forza che nasce dalle viscere più profonde, dal ventre, una sensazione di espansione, di voglia di essere di Dare, e sono certa che tutto questo sia in ogni Donna... l'unica cosa è non lasciare che tutto ciò venga soffocato dalle nostre paure... Ma provare con un piccolo passo ad esprimerla e poi si vedrà...

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  6. viviamo in un periodo dove il buco affettivo si fa' sentire sempre di piu'...lo ereditiamo dai nostri genitori e lo passiamo ai nostri figli.

    La consapevolezza che nessun uomo puo' riempire questo buco e' certamente dolorosa e difficile da accetare, attraverso questo... poche sono quelle che riescono a passare arraverso questo fuoco....e realizzareche che non e' possibile riempire l' interno con l' esterno....voglio dire ....tutto aiuta possiamo mettere tente ciambelle col buco per riempire il buco, ma l' essenza della questione credo sia attingere con tutte le forze da noi stesse.
    per ora l' ho compreso spero di realizzarlo, di modo che le mie relazioni possono finalmente trovare un senso di liberta' e sana condivisione.
    Che dite ce la faremo mai ?

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  7. scusatemi ...ho visto che ho fatto degli errori, mi devo mettere cli occhiali, magari,...ci vedo dentro!!!!!!!!!!!!
    hasta luego

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