venerdì 29 maggio 2009

Santuario Madonna della Corona - 3 maggio 2009



Per noi danzare è unirci al mistero della preghiera e al mistero gioioso della vita.
Vi chiediamo di danzare simbolicamente con noi per unirci alla presenza del Divino.
La danza nella Bibbia ha un valore sacro, Maria si mise a “danzare” con la sua fede davanti all’arcangelo del Signore preparando nel suo corpo la culla di Dio.
Anche noi come Maria vogliamo danzare…………e queste sono le nostre danze:

La prima è un’antica danza greca, usata dai cavalieri templari per affrontare con coraggio il loro destino, e anche noi la danziamo per ritrovare quella forza necessaria al nostro viaggio.

Con Kirie Eleison: invochiamo il tuo Spirito Signore per aprire i nostri cuori….
rouah , nel respiro del cerchio della danza ci apriamo allo spirito che dà forma al disegno della vita.
Il nostro canto di lode sale con l’halleluya, dove i nostri corpi ricamano nell’aria la gioia della danza seguendo la musica dello spirito.
Ai tuoi piedi Maria ci inchiniamo per imparare la tua profonda lezione di fede. “Eccomi sono la serva del Signore .” Essere servi è un termine che indica una condizione sottomessa, ma nel linguaggio biblico tale titolo indica precisamente il legame più stretto e profondo tra Dio e il credente; non si tratta di una condizione ignominiosa bensì di una condizione eminente di comunione con il Signore “Grande è il mistero di un Dio che si fa uomo, grande è la donna custode di quel mistero”…… Maria è la porta attraverso la quale l’attesa, l’atteso entra visibilmente nella storia. L’umiltà di Maria non è cieca obbedienza, proprio la sua debolezza crea un vuoto che si apre alla danza dello spirito trasformando Maria in un vaso preziosissimo dello Spirito: “Sono rimasta muta era tutta l’accoglienza che gli serviva ma ha annunciato il figlio”.
Ai piedi di Ildegarda ci inchiniamo per essere investiti della sua forza, del suo ardore, del suo coraggio di leone che ha manifestato in tutta la sua vita.

Santuario Madonna della Corona - 3 maggio 2009


Umilmente noi piccole donne offriamo a te Signore e alla vita il nostro cuore e danziamo l’ultima danza Yedith Nefesh che canta queste parole:

Amato di anima,
compassionevole Padre,
lascia che il tuo servo disegni la tua volontà:
allora il tuo servo sarà come un cuore
inchino dinanzi a sua Maestà;
La vostra amicizia per lui sarà più dolce
che la rottura del nido d’ape e di ogni gusto..

giovedì 28 maggio 2009

news

Finalmente abbiamo inserito anche il video dello spettacolo di gennaio al circolo ufficiali di castelvecchio.
Per accedere ai vari link entrate nella finestra presentazione della www.labottegadarte.com sarete guidati.
A più presto inserirò il materiale documentativo delle altre esperienze vissute ....


E ora una piccola riflessione ai vostri messaggi..... rivolta specialmente alle donne....

La donna è per natura costituzionale custode della vita, il suo vero significato ancestrale.
Oggi specialmente, noi donne siamo chiamate a riscoprirlo in tutta la sua ampiezza, solo così potremo trovare la nostra vera identità e bellezza, solo così saremo guida per un uomo oggi così confuso che non riesce a trovare la strada del suo cuore, solo così potremo mostrarla....
è la strada dove non esiste servilismo, repressione, spersonalizzazione... ma solo il fluire di un fiume che con il suo scorrere canta l'inno alla vita.
Un abbraccio a tutti

lunedì 11 maggio 2009

"Essere donna nella danza della vita"



Villa S. Donà delle Rose - S. Stefano di Zimella - Verona
18 aprile 2009

Chi sono dunque le donne oggi? Sono coloro che si sono emancipate, combattendo battaglie politiche e ideologiche? Sono coloro che cercano con fatica di trovare un loro posto, di affermarsi nella società e nel mondo? O sono coloro che ancora una volta vogliono compiere uno sforzo per andare in profondità?
All’origine dei tempi, nell’età dell’oro, secondo diversi testi sacri gli uomini e le donne fruivano direttamente del divino, nel passaggio all’età d’argento al femminile viene consegnato il testimone al fine di garantire ancora il collegamento con il divino…danzare la vita per la donna era diventare ponte tra cielo e terra…
Proprio la danza era un momento fondamentale nella sacralità della giornata e dell’avvicendarsi delle stagioni…danze in cerchio in cui le donne condividevano profondamente l’armonia, la bellezza, l’appartenenza ad una stessa essenza aprendosi al respiro del divino…nel movimento sinuoso dei loro corpi, l’entusiasmo per la vita, nel suo originario significato: en (avere dentro) theos ( di Dio ) iasmos ( soffio ), cioè “avere dentro il soffio divino”.
Tutte le danze in cerchio, in virtù della forma che disegnano nello spazio, ci conducono a vivere e sono di per sé mandala. Esse presuppongono però una centratura, che non deve andare smarrita durante l’esecuzione ( e pertanto occorre essere ben ancorati al proprio centro). Nella danza è possibile imparare a stabilizzare un centro instabile o rintracciarlo là dove era perduto. “Danzare attraverso la vita” e “vivere la vita come una danza” sono formule che esprimono tale consapevolezza. Chi non ha trovato il proprio centro non potrà danzare attraverso la vita (i dervisci danzanti ne sono un chiaro esempio).

Ma continuiamo a vedere cosa è successo alla figura della donna nella storia.
Con l’avvento dell’elemento maschile guerriero si passa ad un’era in cui l’essenza della donna viene a frammentarsi….si passa al dominio del mentale, del razionale, del maschile.
Nelle civiltà greco e romana la donna non riesce più a mostrarsi nella totalità della sua essenza, le vengono via via conferiti ruoli entro i quali sviluppare alcune peculiarità:

Nel Medioevo ancora troviamo questa scissione la donna madre, la donna cortigiana, la monaca…
Tuttavia proprio in periodo di così grandi e profondi sconvolgimenti politici, filosofici e culturali, ritroviamo Santa Ildegarda, monaca forte ed innovativa.
In lei emerge lo spirito battagliero della donna: riesce dopo molte vicissitudini a fondare due abbazie, sarà capace di tener testa a Federico Barbarossa e a farsi garantire la protezione per i suoi conventi.
Conoscere per Santa Ildegarda vuol dire “vedere, sentire”, l’atto conoscitivo avviene attraverso immagini e suoni, da qui l’importanza che diede nel coltivare le miniature, veri e propri mandala in cui il contenuto è trasmesso attraverso la dinamicità dell’immagine e poi la musica, perché anche la musica era un riflesso terreno che tuttavia conservava qualcosa della sua origine divina .
Ildegarda accetta responsabilmente e pone in opera la sua essenza creativa femminile e attraverso immagini e suoni riconduce l’anima a Dio usando come mezzo un corpo, che non viene mai denigrato dalla santa in accordo con quanto San Paolo stesso diceva : il corpo è il tempio dell’anima.
Durante i secoli successivi, in particolare nel ‘600, la donna non solo è ai margini ma viene demonizzata per le sue capacità di guaritrice, di osservatrice dei fenomeni, di interprete di una realtà non sempre “manifesta”: diventa la strega, colei che inganna e ammalia, attirando l’uomo con le sue arti demoniache, diventa colei da perseguitare, da condannare, da bruciare.

Ed oggi quale parte vogliamo vivere noi donne di questa epoca così inquieta e inquietante? Per essere accettate ci prestiamo al gioco perverso di una società malata, sia che diventiamo un manichino di bellezza o di commercio, sia che cerchiamo di imitare il potere maschile, sia che veniamo utilizzate come strumento di servizio, è la stessa cosa in ogni caso accettiamo di perdere la nostra regalità, la nostra Deità, ci sottraiamo al compito che la vita ci ha donato….. generare la vita, non solo biologicamente ma nel suo senso più ampio! Per paura o per pigrizia rinneghiamo il nostro potere!
Ebbene noi siamo donne che vogliamo osare. Abbiamo scelto di aprirci alla nostra vera essenza e di far risvegliare dal lungo letargo il nostro spirito femminile.

“Nel contesto del nostro mondo occidentale, caratterizzato da demotivazioni e stanchezze – afferma il cardinale Martini - … che cosa può dare un colpo d’ala, un cambiamento di marcia, un orizzonte di gioia e di speranza? Non basta esplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure per la nostra epoca disincantata parlare di giustizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche….Bisogna irradiare la bellezza di ciò che è vero e giusto nella vita, perché solo questa bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio”. La bellezza, infatti, come sostiene Giovanni Paolo II: “è il richiamo al trascendente. E’ invito a gustare la vita e a sognare il futuro.”
Alla donna viene consegnato il compito di accogliere e ricondurre al cuore. Oggi non possiamo più nasconderci o perderci nelle idiozie del mondo, non possiamo più rifiutare questo compito se vogliamo finalmente sentire la vita scorrere nelle nostre vene.
Uomo e donna sono profondamente diversi nel corpo, nella mente e nello spirito. Essi colgono la realtà attraverso i sensi che sono però sintonizzati a frequenze diverse in base alla loro natura; di conseguenza vedono il mondo da prospettive differenti. L’uomo si interessa di più della forma delle cose, al loro aspetto esteriore mentre la donna ne vede la profondità, si interessa alla loro bellezza, a tutte le loro sfumature. Alla donna dunque il compito di guidare all’amore solo così può ritrovare la sua essenza di luce, solo così genera la vita per cui è stata creata.
Sia la danza che l’arte ci riconducono alla Sacralità dell’essere. Entrare nella creatività, vuol dire avere una prospettiva per vivere la vita che trascende la mente e parte dal cuore…